A prima vista può sembrare un dettaglio. Un pezzo che collega una macchina all’altra, nulla di più.
In realtà il nastro trasportatore è il cuore della linea: da lui dipendono efficienza, igiene, sicurezza e, alla fine, la qualità del prodotto che arriva al consumatore.
Eppure, troppo spesso la sua scelta viene sottovalutata, come se un nastro valesse l’altro. Ma non è così.
Ogni applicazione è diversa, ogni prodotto ha le sue caratteristiche, ogni stabilimento le proprie criticità.
Trattare il nastro come un elemento “standard” significa aprire la porta a fermi imprevisti, contaminazioni, scarti, problemi di sicurezza e costi nascosti che crescono nel tempo.
Una quota rilevante dei fermi linea non dipende da guasti meccanici, ma da problemi di sincronizzazione e accumulo. Un segnale chiaro: i trasportatori incidono molto più di quanto si creda sulla continuità produttiva.
Quando il prodotto è “nudo” non basta dire fresco o secco
Parlare di prodotto “nudo” significa affrontare mondi molto diversi. Un croissant secco non è una barretta ricoperta di miele, così come una fetta di torta ripiena non è paragonabile a un cracker.
Nel settore fresco l’igiene è al massimo livello. Qui i nastri devono essere lavabili, privi di cavità, facilmente sanificabili. I tappeti con trama interna non sono adatti: se il tessuto affiora diventa impossibile da pulire.
Per questo si usano nastri monolitici, più rigidi e meno flessibili, ma in grado di garantire la massima igiene.
Nel secco la varietà è più ampia: prodotti friabili come biscotti o cracker si adattano bene a catene modulari, che permettono di rimuovere facilmente le briciole.
Ma quando entrano in gioco ricoperture, creme o marmellate, servono tappeti in PU che possano essere raschiati senza comprometterne la funzionalità.
Ogni tipologia di prodotto richiede quindi una valutazione mirata.
Confezionato sì, ma in che zona della linea?
Anche il prodotto confezionato pone domande precise: Si trova in zona bianca o in zona grigia? Serve lavabilità o no? Sono richieste alte velocità, passaggi ridotti, silenziosità?
In generale:
- La catena tabletop è ideale per carichi elevati, velocità alte e layout complessi.
- La catena modulare offre maggiore flessibilità e diametri di avvolgimento più ridotti, ma risulta meno robusta, ha raggi di curvatura più ampi e richiede più attenzione nella manutenzione.
Se siamo in zona lavabile, anche la struttura conta: almeno le gambe devono essere in acciaio inox, se non l’intero telaio.
La scelta non riguarda quindi solo il tappeto, ma l’intero contesto operativo.
I fattori invisibili che fanno la differenza
Oltre alle caratteristiche del prodotto e al tipo di confezionamento, esistono variabili meno evidenti ma decisive:
Posizione del nastro
A terra o in quota?
In quota si privilegia la robustezza, perché gli interventi di manutenzione sono più complessi.
A terra, invece, la priorità è la sicurezza degli operatori, perciò servono catene a passo ridotto per ridurre i rischi.
Manutenzione
Quante volte si potrà intervenire sul nastro? Una frequenza alta spinge verso soluzioni più semplici da smontare e sanificare.
Varietà dei formati
Se la linea gestisce più tipologie di prodotto, servono soluzioni flessibili e adattabili.
Infine, non va dimenticato un principio base: le macchine non lavorano mai in perfetta sincronia. Per questo servono sistemi di accumulo (buffer) che garantiscano continuità ed evitino fermi linea.
In M.H. Material Handling conosciamo bene queste complessità. Da quasi quarant’anni progettiamo trasportatori su misura per ogni tipo di linea, prodotto ed esigenza, dal fresco al confezionato.
Le nostre soluzioni nascono sempre dall’ascolto: non partiamo da un catalogo standard, ma da un problema reale del cliente.
Che si tratti di gestire un prodotto delicato, di liberare spazio a terra per gli operatori o di organizzare i flussi in spazi limitati, ogni percorso viene co-progettato insieme all’azienda.
Dalla linea lavabile SaniFlex al sistema BAT con catena USC, fino ai trasportatori ModulFlex con catena modulare, ciascuna scelta tecnologica risponde a una logica precisa: trasformare le sfide quotidiane in soluzioni efficienti, sicure e durature.
Per noi l’automazione non significa vendere una macchina. Significa progettare insieme la risposta giusta a un’esigenza reale.
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Co-Titolare M.H. Material Handling Spa – Da quasi vent’anni lavora nel settore della movimentazione dei prodotti in fase di confezionamento, supportando le aziende che vogliono ottimizzare l’intera linea. Sempre aggiornato sulle innovazioni del settore e sui nuovi materiali, mette a disposizione dei clienti la sua esperienza con l’obiettivo finale di eliminare interruzioni e inefficienze del processo di confezionamento. Lettore vorace, scrittore notturno e content creator.
